Narciso_io
Nell’altro vedo solo me stesso.
L’altro è un riflesso che mi appartiene.
Non è una proiezione la mia, voglio afferrarmi nella sua intimità.
Voglio tutto. Tutto di me.
In questa azione reiterata rischio di essere invasivo e talvolta violento. Cercando me stesso riesco a manipolare l’altro.
Quando parlo non ho nulla da dire. Gesticolo molto e questo, si sa, va di moda.
Ogni gesto che va di moda disattende a sé stesso.
Il gesto sulla scena è privo di affezione. A tratti, e fuori controllo, cade nell’emotività.
Il gesto narcisista è privo di passione e sentimento. Non si traduce mai in azione. Non fa mai una vera rivoluzione.
La nostra è una vicenda mitologica che mostra un incontro mancato.
L’incontro è funzionale ad un piacere immediato, consumato in solitudine.
Ci sono due figure di riferimento: Narciso ed Eco. Un ragazzo ed una ninfa, entrambi, incapaci di entrare in relazione diretta.
Narciso è seduttivo in quanto non porta Eco a sé.
Lui ama sé stesso, lei ama lui ma è ridotta da Era a voce incomprensibile e ripetitiva.
Rimbalzo d’immagine e rimbalzo di suono.
Connettiamo queste ispirazioni alla comunicazione del nostro tempo.
Siamo quasi a nostro agio.
Dal mito arriviamo al selfie ma solo per affermare quanto sia complesso conoscere sé stessi.
Il narcisista non ha a che fare con la vanità semplice bensì con la ricerca ossessiva, e infine mortale, di afferrarsi.
Questo è il dramma di tutti i tempi, questo è il dramma di ogni artista di teatro che non potrà mai vedersi mentre si affaccia, e si specchia, alla propria opera.